C’è un piccolo angolo, a Montegelli, dove ognuno di noi può ritrovare il mondo di una volta. Oggetti di uso comune, attrezzi da lavoro, vestiti, suppellettili che nelle case contadine di Montegelli sono state presenti fino alla fine degli anni cinquanta…sono questi i tesori di Nadia Saragoni, tesori accuditi e custoditi per tramandarli a chi viene dopo di noi!
Entrando nel suo piccolo spazio, accanto alla Chiesa, si ritrovano gli attrezzi per il lavoro dei campi e le suppellettili della vita casalinga, esposti in bella mostra vicino a qualche mobile recuperato nelle case del borgo. C’è una camera da letto, completa di corredo e culla per il bebè e l’angolo cucina con tavola imbandita, lavabo in pietra e credenza d’epoca, la primitiva lavatrice e gli attrezzi del veterinario, i giocattoli dei bambini e gli oggetti più disparati per fare lavori che ben pochi ricordano!
E così, possiamo fare un viaggio nel tempo, a cercare tante piccole rarità, che ormai non sono più nelle nostre case!
Chi ricorda, per esempio, tra gli attrezzi da cucina, gli “scudlot” di terracotta? Erano questi, dei recipienti dal fondo forato che servivano a contenere la pasta di formaggio appena cagliata. Attraverso i forellini posti sul fondo il siero fuoriusciva spinto dalla pressione dolce e costante delle mani delle massaie contadine che, alla sera, facevano il formaggio. Di scudlot ce n'erano un po' di tutte le misure, alcuni al loro interno erano smaltati, altri in terracotta grezza.
In un mondo dominato dall’elettricità, chi ricorda la “lampa”? Eppure, la lampada ad acetilene è stato lo strumento di illuminazione più usato nelle case contadine di Montegelli fino alla metà degli anni '60. La lampada si divideva in due parti: nella parte inferiore si poneva il carburo che, a contatto con l'acqua che scendeva a gocce ed era contenuta nella parte superiore, produceva il gas di acetilene. Il gas si espandeva, usciva a pressione dal beccuccio posto in alto e veniva infiammato. La bella fiammella di colore rossoazzurrino illuminava le stanze delle case.
La "lampa" si era diffusa a Montegelli perché assai in uso nelle miniere, e molte persone del luogo, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lavoravano nelle Miniere delle Ville o in quelle di Perticara. Era uno strumento efficace ed economico in quanto non emetteva fumo o odori e con una "lampa" ben funzionante si illuminava egregiamente una stanza. La "lampa" aveva sostituito la "loma" o lucerna, molto meno luminosa e che produceva odori e fumi sgradevoli.
Le "lome" in terracotta funzionavano ad olio ed erano del tutto simili a quelle utilizzate fin dai tempi degli antichi Romani. Verso la metà degli anni '60, nelle case non ancora raggiunte dalla corrente elettrica cominciarono ad essere utilizzati i lumi e le lampade a petrolio, poi fu la volta della illuminazione a gas: sottili tubi di rame partivano dalle bombole del gas ed arrivavano ad alimentare la lampada che stava appesa sopra al tavolo. Il sistema era efficace, ma le retìne che producevano il bulbo incandescente erano assai fragili. La luce emessa era del tutto simile a quella delle lampadine elettriche, ma le bombole di gas erano costose ....
Piano piano la corrente elettrica arrivò anche nelle cascine più sperdute.…ma ormai le persone se ne erano andate via, inghiottite dalle città, alla ricerca di condizioni di vita più agiate.
Oggetto prezioso ed indispensabile, il portasale, "salarol o salarul" era immancabile nelle cucine della casa contadina romagnola. Costruito solitamente in legno veniva appeso vicino al camino o vicino al tagliere dove si impastava la piadina. Il "salarol" era tanto importante perché il sale era un elemento indispensabile e raro per la vita di un tempo. Con il sale, infatti si conservava la carne e, in un'epoca in cui i frigoriferi non esistevano, questa non era una cosa di poco conto.
Il "salarol" veniva consegnato al figlio maschio primogenito quando si sposava ed andava via dalla casa paterna, in segno di buon augurio. Insieme ai fiammiferi e all’olio d’oliva, il sale doveva essere acquistato sfuso perché non poteva essere prodotto nelle fattorie o in paese.
Forse meno rari sono gli utensili per fare la piadina romagnola. Pratica, gustosa e veloce, veniva preparata tutti i giorni e si mangiava al posto del pane che richiedeva una lunga preparazione e la disponibilità di un forno. Con il setaccio, si passava la farina, conservata nella madia, per separarla dalla crusca. La farina, il sale e l'acqua si impastavano sul tagliere, quindi si cuoceva la piadina sulla teglia di terracotta. La scopino in saggina serviva a ripulire il tagliere e veniva usato anche per una rapida pulizia della teglia calda, per togliere la polvere e la cenere che immancabilmente "saltava" dal focolare acceso.
Continuiamo il nostro emozionante viaggio alla riscoperta di una vita ormai passata, ma non così lontana, dove si viveva in case per lo più modeste, ma che raccoglievano tutti i numerosissimi componenti della famiglia! Persone abituate a vivere in simbiosi l’una con l’altra, in un mondo che non conosceva il concetto di privacy!
Pensate alle camere da letto, per esempio, dove i fratelli dormivano tutti assieme e che racchiudevano 2 ambienti in uno solo: camera da letto e bagno. Era infatti normale che oltre ai soliti mobili, quali letto, comodino e comò, accanto al letto ci fosse un lavabo per l’igiene quotidiana, con l’armatura in ferro e un catino con la “bocaletta” per l’acqua, in rari casi sormontato da un piccolo specchio. Spesso, solo nella camera patronale delle famiglie più agiate si potevano trovare delle tolette, con incorporato sia il catino che la brocca.
Altro utensile immancabile nelle camere da letto era il “prete”, curioso nome per un oggetto indispensabile, soprattutto nelle lunghe notti invernali! Questa specie di armatura in legno, infatti, serviva per contenere un recipiente in coccio o ferro, riempito di brace e cenere, che inserita tra le coltri, era il più efficace degli scaldaletti: creava un piacevole tepore e toglieva l’umidità dai lenzuoli. Lenzuoli che non ricoprivano soffici materassi di piume ma sacconi riempiti solitamente con foglie di granturco, sapientemente gonfiati ogni mattina dalle “azdore” e sgonfiati ogni notte dal peso dei corpi, che affondavano piacevolmente nei ruvidi lenzuoli intessuti a mano.
I letti erano spesso delle vere e proprie opere d’arte povera, sia che avessero le testate in massiccio legno o in leggiadro ferro battuto. E sopra alla testata era immancabile un’immagine sacra: solitamente una Madonna col Bambino o una Sacra Famiglia, proprio per sottolineare che la camera da letto era il luogo più sacro per la famiglia contadina di una volta.
In un piccolo angolino, quasi “inosservato”, lì a fianco del letto, lo spirito bambino di ognuno di noi va a soffermarsi. E’ l’angolo dei giochi: in quel minuscolo spazio, all’interno di una piccola stanza, c’è tutto un mondo, quello dei bambini di una volta, tanto diverso da quello di un bimbo di oggi.
Non ci sono macchinine elettriche, o bambole che “ricopiano” l’essere umano, né tantomeno, televisione, video games, computer, ipod. Nulla di tecnologico e rumoroso…Dal silenzio del tempo, ci arrivano questi giocattoli….la bambola di pezza, rimediata dagli ultimi brandelli di abiti, ormai inutilizzabili, che per le bimbe più fortunate aveva i capelli di lana e gli occhi fatti da due bottoni, o la fionda, atavica “arma da guerra”, efficace non solo contro i giganti cattivi!
Ci sono le costruzioni di legno, antenate dei “Lego”, che servono allo stesso modo: per “costruire” i sogni; c’è la pistola di latta, la più “moderna” e colorata, e 2 “sciuplet”, curiosi giocattoli dal nome evocativo, che facevano una scoppio quando, con un colpo secco, si facevano saltar fuori le palline di stoppia.
Naturalmente, come in tutte le epoche ( in fondo il mondo non cambia mai), anche i bimbi di una volta avevano la curiosità di scoprire cosa facevano mamma e papà, e di imitarli, per sentirsi “grandi”. E così, sulla mensola vicino al letto, c'è un curioso giocattolo, una carro senza ruote trainato da due buoi. Ma non come siamo abituati a vederli oggi, riprodotti alla perfezione nei minimi particolari, grazie alla plastica! No, in questo giocattolo, costruito dalle mani di un papà, gli animali sono fatti con le pannocchie e “e vegli” è un piccolo attrezzo da lavoro riprodotto fedelmente con legnetti e stuzzicadenti!
Per ricordarci che per i bambini di ogni tempo la cosa più importante per divertirsi è la fantasia!